immagine di copertina del programma

Il racconto della notte

In onda tutte le domeniche dalle ore 23.00

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Io mi chiamo Alessandro Valentini ed ho 63 anni. Ho proposto questo programma radiofonico, alla radio della mia Universita´, forse solo perche´ mi sono reso conto di essere vecchio (cosa che non mi spaventa, ne´ mi dispiace), e quelli della mia generazione hanno fatto in tempo a conoscere genitori  o nonni, che ancora erano testimoni della

straordinaria tradizione del racconto orale. Ora che sono anziano, ho capito il perche´ ed il valore del racconto.
 Il perche´ e´ semplice, hai vissuto tanto ed hai accumulato tantissime esperienze, molte delle quali hanno perso significato al presente, ma per te sono state fondamentali ed hanno comunque lasciato un segno nei cambiamenti successivi e nelle vite di chi e´ venuto dopo di te, ed allora senti il bisogno di raccontare, di dare a chi e piu´ giovane di te una lente molto speciale per capire, grazie al passato, il mondo in cui vive nel presente.

Il valore del racconto sta´ gia´ nel significato e nell´étimo della parola stessa. Si tratta di un derivato del verbo ‘raccontare’, e la sua origine non è banale. Quel ‘contare’, di solito lo usiamo nel senso di ‘numerare’, ed è un senso molto vicino al computare latino da cui deriva.

Il raccontare nasce come rafforzativo di questo contare, e conserva l’idea di un comunicare, un riportare calcolato; il racconto anche nelle sue versioni più agili, fantasiose, perfino bizzarre, vuole tentare di avere una struttura sensata, ordinata, credibile. E il suo calcolo finale e´ quello di dare un esempio, di avere un intento educativo, una morale, come ad esempio nelle fiabe. Ed è una relazione anche e soprattutto perche´ richiede o immagina un contatto, uno scambio, con un lettore, o un ascoltatore.

“Di questi tempi”, come direbbe un vecchio, nei quali la realta´ non viene piu´ raccontata, perche´ chi ascolta si faccia una sua idea e abbia strumenti di interpretazione della realta´, per poter agire in essa, o tentare di modificarla, ma viene “rappresentata”, “esibita”, “spettacolarizzata”, per dirci esattamente cosa dobbiamo fare, come dobbiamo comportarci, che modelli dobbiamo seguire, come massa umana, ecco di questi tempi ho sentito l`esigenza di dire a chi ascolta, che e´ ancora in grado, da solo, di ascoltare altre esperienze, tante e varie storie, per iniziare a scrivere, o cambiare, la propria storia.

Io non sono uno scrittore, sono un narratore, o meglio, avendo fatto teatro, un “narrAttore”, e quindi per questo programma ho chiesto aiuto alla grande letteratura e ai grandi scrittori di tutti i tempi.

Ho scelto l´orario notturno per la messa in onda, perche´ penso che sia il momento migliore della giornata, per la maggior parte delle persone, nella quale, trovare una propria intimita´, il giusto raccoglimento, e la migliore condizione per l´ascolto.

Non aggiungo altro, ma vi auguro solo “buon ascolto”.

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