particolare del manifesto dellìhumanitiees festival 2024

Rum Racconta Humanities Festival: le opinioni degli studenti (2)

Radio Rum continua con la raccolta dei pensieri degli studenti sullo Humanities Festival, appuntamento annuale di UniMc che unisce umanesimo e attualità. Quest’anno, con il tema «Scoprire la pace: percorsi di giustizia per la guarigione del mondo», il festival ha offerto quattro giorni (dal 15 al 18 ottobre) di dialoghi ed eventi per riflettere insieme sulla pace e sulla giustizia.

Sara, di Scienze della Comunicazione, racconta l’incontro con Luciano Tirindelli, agente della scorta del magistrato Giovanni Falcone: «Ha ripercorso con noi la sua vita, dai processi di mafia fino alla Strage di Capaci. Mi ha colpito il modo affettuoso in cui chiamava Falcone semplicemente “Giovanni”, pur rivolgendosi a lui come “Dottor Falcone” nei contesti formali; un segno di profonda stima, con una tenerezza di fondo. Ci ha spiegato anche come, per una fortunata coincidenza, non fosse in servizio il giorno della strage a causa di uno scambio di turni con un collega, è stato commovente». Poi la schiettezza sulla corruzione: «ne ha parlato apertamente. Quando gli è stato chiesto dell’agenda rossa di Borsellino, ha affermato senza esitazione di essere certo che sia stata fatta sparire. Ci ha raccontato la mafia da vicino, senza timore di fare nomi, sia con coraggio che disillusione, che però comprendo: vedere il marcio in questo mondo non ti invita ad avere fiducia in esso». Cosa ha lasciato in eredità questo incontro? «La speranza: Falcone diceva che la mafia, come ogni fatto umano, ha un inizio e avrà una fine».

Tirindelli parla alla platea del festival

Eleonora, di Lettere, ha preso parte a due eventi, uno da fruitore e uno come parte dell’organizzazione. «Nel pre-festival, il 10 ottobre, ho svolto una lettura di un estratto da L’Idiota di Dostoevskij, partecipando alla lezione spettacolo È GIUSTO? La Corte degli Esperti Linguistici mette sotto giudizio le Humanities organizzato dalle professoresse di lettorato. Io, nello specifico, nell’iniziativa di lingua russa». Come è stata l’esperienza? «Ogni gruppo ha portato contenuti che mi hanno fatto capire più da vicino alcuni aspetti dei Paesi e di ogni lingua che sono stati presentati attraverso la letteratura. Sicuramente un incontro difficile, con il susseguirsi veloce da una lingua all’altra, due ore assolutamente intense, ma volate in fretta. In più, la calorosissima accoglienza dei partecipanti mi ha confermato che la recitazione è una parte di me che voglio coltivare». L’ultimo giorno ha partecipato ai Laboratori, oltre gli stereotipi di genere organizzati dai dottorandi e dalle dottorande: «Mi è piaciuto molto il collegamento con la vita quotidiana, con i suoi linguaggi e aspetti a cui siamo esposti ogni giorno, ma da cui siamo tanto assuefatti e assorbiti da non coglierne il potere negativo e la componente patriarcale. Questo incontro ha aperto molte porte su temi di cui non avevo cognizione»

un momento dell'evento con alcuni ragazzi seduti ai banchi che seguono

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