Fuori le mura di Musicultura. Diario della seconda fase di Musicultura al Teatro Persiani
di Fabiana Speca
Se al teatro Lauro Rossi di Macerata l’atmosfera di Musicultura era magica, non da meno si é dimostrato il teatro Giuseppe Persiani di Recanati, dove l’amore per l’arte è il protagonista indiscusso. Il celebre palcoscenico marchigiano diventa scenario delle attese trepidanti e degli istanti più autentici della complessa macchina “Musicultura”. Entusiasta e curiosa di scoprire gli emozionati ed emozionanti artisti, ho deciso di esplorare la seconda fase di Musicultura in veste di uditrice, memore dell’esperienza di Radio Unimc al Teatro Lauro Rossi, migrando il tesserino dal collo al cuore.
Il Persiani, con la sua eleganza sobria, l’eco storica e l’accoglienza impeccabile che lo abita dal 1840, è una pergamena dalla filigrana finissima dove vengono scritti i destini dei suoi ospiti. Fuori dalle mura ufficiali del festival, dentro quelle del teatro, si respira la tensione e la creatività dei giovanissimi artisti: si preparano, si cercano e si perdono. Tra un cambio palco e un sound check si coglie il vero segreto della musica: sguardi ansiosi e sogni ad occhi aperti, anche se un pochino lucidi.

Nessuno è davvero “fuori scena”: concorrenti, fonici, tecnici veterani, volontari e ospiti d’eccezione (l’impeccabile duo Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello) costituiscono un ecosistema unico. Coordinazione, pazienza e tantissima passione sono le tendenze a cui aspira questa edizione 2025 di Musicultura, sempre cercando di superare i propri limiti.
Durante le pause ho scambiato quattro chiacchiere con gli artisti, scattato alcune fotografie “in borghese” per provare a carpire il vero spirito dell’evento. Completamente differenti tra loro, provenienti da città lontane, accomunati da una sola consapevolezza: essere lì è già un traguardo. Sconfiggendo le proprie paure nascono connessioni uniche che danno forma ad un’identità artistica e personale, anche correndo qualche rischio di sbagliare.

Musicultura non è solo un festival: è un pellegrinaggio umano, prima ancora che musicale! Si viaggia insieme, spalleggiandosi, affrontando gli ostacoli con determinazione e ottimismo. Questo rende il Festival un’esperienza inclusiva e sempre nuova.

Faccio ritorno a Macerata con la testa piena delle splendide canzoni finaliste che non smettono di suonare, soddisfatta e felice! A volte per raccontare davvero queste magnifiche storie bisogna avere il coraggio di viverle anche un po’ “fuori le mura”.